Nella vita di tutti i giorni, siamo costantemente chiamati a prendere decisioni; dalle più semplici come cosa mangiare a pranzo, alle più complesse come scegliere un percorso di carriera, la decisione è un elemento preponderante delle nostre esistenze. Ma cosa succede quando ci troviamo di fronte a due opzioni - almeno apparentemente - perfettamente equilibrate? A tale proposito, vi racconto un'affascinante storiella: il paradosso dell'asino di Buridano.
Immaginate un asino affamato e assetato. Il povero asinello, a un certo punto si trova esattamente a metà strada tra due secchi d'acqua, accanto a ciascuno di essi vi è un mucchio di fieno. Secondo il paradosso, l'asino, non essendo in grado di decidere quale delle due opzioni scegliere - perché in effetti non ce n'è una palesemente migliore dell'altra - rimane immobile e muore di fame e sete.
Questo paradosso, attribuito al filosofo francese Jean Buridan, mette in luce un dilemma di indecisione estrema, dove la mancanza di un criterio chiaro per scegliere tra due alternative egualmente attraenti porta all'inazione.
Nella realtà, raramente ci troviamo di fronte a decisioni così drastiche. Tuttavia, il paradosso dell'asino di Buridano ci offre una metafora potente per comprendere le situazioni in cui l'indecisione può paralizzarci. In effetti, spesso ci troviamo a dover scegliere tra opzioni che sembrano ugualmente valide e che comportano conseguenze significative per la nostra vita personale o professionale, ci troviamo di fronte cioè a decisioni critiche.
Raramente, nella pratica, le opzioni sono davvero identiche. La sensazione di equivalenza nasce più spesso da confusione, sovraccarico informativo e dal desiderio (comprensibile) di non sbagliare. L’obiettivo non è trovare la scelta perfetta, ma tornare a muoversi con metodo.
Ogni decisione consuma risorse attentive ed emotive. A fine giornata, o dopo molte micro-scelte, possiamo sperimentare alcuni fenomeni che ci rendono meno efficaci: aumentano l’evitamento, la procrastinazione o la scelta guidata da quello che in gergo psicologico a volte si definisce “pilota automatico”.
Nel processo decisionale, un aspetto spesso trascurato è l'energia mentale necessaria per prendere decisioni, concetto esplorato dalla teoria della "deplezione dell'io" di Roy F. Baumeister. Secondo Baumeister, la nostra capacità di autoregolazione e di prendere decisioni è una risorsa limitata che si esaurisce con l'uso. Ogni decisione che prendiamo, indipendentemente dalla sua importanza, consuma una parte di questa riserva mentale.
Immagina di affrontare una giornata piena di scelte, dai semplici dilemmi come cosa indossare o cosa mangiare, alle decisioni più complesse come gestire progetti lavorativi o risolvere problemi personali. Ogni decisione contribuisce a esaurire la tua energia mentale, rendendo più difficile prendere decisioni sagge e ponderate man mano che la giornata avanza.
La deplezione dell'io è particolarmente rilevante quando ci troviamo di fronte a decisioni complesse o in situazioni di indecisione prolungata, come nel paradosso dell'asino di Buridano. Quando siamo mentalmente esausti, siamo più inclini a prendere decisioni impulsive o a evitare del tutto di decidere. Questo fenomeno, noto come "stanchezza decisionale," può portare a scelte subottimali o all'inazione, aggravando ulteriormente la nostra condizione di indecisione.
La ricerca ha discusso molto questo costrutto, ma come metafora operativa funziona alla grande: organizza la giornata in modo da decidere le cose importanti quando sei fresco, riduci i micro-dilemmi inutili, prepara in anticipo regole e routine.
Tradotto in pratica: quando ti ritrovi a dire “deciderò più avanti”, probabilmente stai proteggendo lo status quo, la tua comfort zone. Inserire piccole regole di avanzamento (vedi più avanti), e rispettarle, ti aiuta a trasformare la decisione da evento eccezionale ad abitudine consolidata e sostenibile.
Prima di esplorare alcune strategie controintuitive ma estremamente potenti per prendere decisioni, vediamo cosa ci suggerisce il senso comune a riguardo.
Tutto corretto e prezioso. Il punto è che, da soli, questi consigli non sempre superano la paralisi, specie davanti a una decisione critica. Quando la mente resta incollata al dubbio, servono strumenti più strategici (e a volte paradossali), che, partendo da questi presupposti, li sviluppano e li ampliano nella direzione dell'efficacia.
Siamo al cuore di questo articolo: ecco alcune strategie ad alto impatto e un po' più... Strategiche, rispetto alle precedenti! 🙂 Nel senso di... più affini al modello che io adotto nella mia attività di Coaching, quello Strategico, appunto, un approccio pratico, cucito sulla situazione, che usa prescrizioni, esperimenti e ristrutturazioni per rompere i circoli viziosi dell'indecisione.
Spesso siamo condizionati a pensare che la certezza sia necessaria per prendere decisioni efficaci. Tuttavia, l'incertezza può essere un potente strumento di decisione! Sposare l'incertezza ti permette di mantenere una mentalità aperta e di esplorare una gamma più ampia di possibilità. Questo approccio può condurre a soluzioni innovative che non avresti considerato se ti fossi limitato a cercare solo risposte sicure e prevedibili.
Non cercare la sicurezza, è la cosa più pericolosa del mondo. (Hugh Walpole)
Perché funziona: cercare la certezza assoluta prolunga lo stallo. Allenare un “range di incertezza tollerabile” ti restituisce margine di azione. Alcuni spunti ed esercizi pratici.
Wow, l'ho detto! La paura spesso segnala un'opportunità di crescita. Quando ti trovi di fronte a una decisione difficile, considera l'opzione che ti spaventa di più. Questa scelta, per quanto ti procuri apprensione, potrebbe essere quella che ti permetterà di superare i tuoi limiti e di realizzare il tuo vero potenziale.
Fai ogni giorno una cosa che ti spaventa. (Eleanor Roosevelt)
Perché funziona: la paura è un segnale evolutivo che non sempre corrisponde a un pericolo reale. Se due opzioni sono equivalenti, la più “temuta” spesso contiene più crescita.
Micro-esercizio
La paura del fallimento può essere paralizzante, ma considerare il fallimento come parte integrante del processo decisionale e di raggiungimento dei nostri obiettivi può trasformarlo in un potente strumento di apprendimento. Ogni fallimento offre lezioni preziose che ti preparano meglio per il futuro. Considera il fallimento non come una resa definitiva, ma come un passo necessario verso il successo.
Ho fallito più e più volte nella mia vita ed è per questo che ho avuto successo. (Michael Jordan)
Perché funziona: il tentativo di evitare qualsiasi errore alimenta la paralisi. Esporsi a micro-fallimenti insegna che l’errore è informazione, non identità. Ciò significa che tu NON sei quell’errore! Semplicemente, hai commesso un errore. Specifico, circoscritto. E da lì puoi crescere.
Esercizio
O meglio... dopo averla ponderata... saperla mettere un po' da parte e sfidarsi con un approccio meno lineare. La logica e la razionalità sono strumenti importanti, ma non sempre portano alla decisione migliore. Le scelte apparentemente illogiche possono aprire nuove strade e offrire prospettive uniche. Lasciare spazio all'intuizione e all'emozione può rivelare soluzioni che la mera logica non avrebbe considerato.
Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati. (Albert Einstein)
Perché funziona: la logica serve a preparare il terreno, ma oltre una soglia genera ruminazione (quella che prima abbiamo definito "paralisi dell'analisi"). Il passaggio è: definisci 3–5 criteri minimi (non 30), valuta rapidamente, decidi e poi agisci.
Esercizio
Ebbene sì! In situazioni di stallo, affidarsi al caso può essere un modo efficace per sbloccare l'indecisione. Ci si può dare un tempo massimo - breve - per decidere (ad esempio, entro la giornata), dopodiché può essere una buona idea lasciare la scelta al caso. Sì, hai capito bene. Non decidere è sempre comunque peggio che scegliere - apparentemente - tirando a sorte. Verosimilmente le alternative hanno più o meno la stessa possibilità di riuscita. Ma poi devi mantenere la scelta fatta.
Lasciando che una moneta o un altro metodo casuale decida, puoi liberarti dal peso della responsabilità e spesso la tua reazione immediata alla decisione del caso rivelerà i tuoi veri desideri. Ma soprattutto, portare avanti la tua scelta, benché presa tirando a sorte, ti fornirà esperienze e feedback sulla base dei quali potrai rimodulare le tue azioni, per prove ed errori, il che è molto meglio che restare intrappolati nella paralisi.
Il caso non esiste, e ciò che ci appare casuale scaturisce dalle fonti più profonde. (Friedrich Schiller)
Perché funziona: quando sei in stallo fra due scelte equivalenti, delegare all’alea (monetina, dado) smaschera spesso il tuo desiderio reale (la reazione al responso è informazione). Il punto chiave: rispettare la scelta per un periodo minimo e raccogliere feedback.
Esercizio
Di seguito un algoritmo decisionale schematico molto potente che sfrutta alcuni dei principi visti finora e che si svolge in pochi minuti. Provalo, ti piacerà!
TUTTE queste strategie presentate qui in maniera sintetica vengono approfondite nei miei percorsi di Coaching, in cui il cliente è supportato passo - passo e in maniera personalizzata anche rispetto alla capacità di sbloccare l'indecisione e di riappropriarsi della propria libertà e fiducia di scegliere.
Il paradosso dell'asino di Buridano ci insegna che l'indecisione può essere pericolosa quanto una cattiva decisione. In un mondo complesso e dinamico, l'abilità di prendere decisioni efficaci è fondamentale per il successo e il benessere personale.
Ricorda, la chiave è muoversi in avanti, anche quando la strada non è perfettamente chiara. Come abbiamo visto, un passo avanti è sempre meglio che rimanere immobili!
Queste strategie controintuitive per prendere una decisione, possono sembrare rischiose o insolite, ma spesso offrono nuove prospettive e soluzioni innovative. Si tratta di approcci che possono aiutarti a superare l'impasse e a prendere decisioni che ti porteranno verso una vita più ricca e soddisfacente. Dai loro una possibilità la prossima volta che ti trovi nel dubbio, sperimenta con saggezza e criterio, e fammi sapere come è andata!
Con piccoli esperimenti, criteri minimi e la capacità di tollerare una quota di incertezza, la decisione torna ad essere un gesto di azione, non una trappola mentale. Se vuoi allenarla nel tuo contesto (lavoro, sport, alimentazione, studio), contattami: possiamo costruire un protocollo su misura.
1) E se prendo la decisione sbagliata?
Quasi nessuna scelta è irreversibile. L’obiettivo è ridurre il costo dell’indecisione e costruire un percorso adattivo: decidi → agisci → osserva → correggi.
2) Posso “allenare” la capacità di decidere?
Sì, con routine che proteggono le risorse mentali: pianifica la giornata, limita i micro-dilemmi (outfit, menu), sposta le scelte importanti quando sei più lucido (mattina), crea delle “if-then rules” (es. “se X, allora Y”, ovvero, stabilisci in anticipo cosa fare se si presenta una certa situazione). La deplezione dell’Io è una buona metafora operativa per organizzarti.
3) Come distinguo paura utile da pericolo reale?
La paura utile ti porta crescita misurabile e non viola i tuoi confini di sicurezza. Il pericolo reale minaccia le tue certezze minime (salute, leggi, etica). Stabilisci criteri di sicurezza prima di scegliere.
4) Il Modello Strategico in cosa mi aiuta?
A interrompere le tentate soluzioni disfunzionali (rimuginio, evitamento) e a sostituirle con prescrizioni e strategie personalizzate che producono cambiamento misurabile in tempi brevi.
Articolo revisionato e aggiornato il 10 settembre 2025
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